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Rabelais Medico e Scrittore

Dal dizionario Treccani: Persona  che ama mangiare, famelico, insaziabile, vorace, ghiotto, ghiottone, goloso, ingordo. Ecco come viene definito il termine “Pantagruelico” che si associa all’idea di pranzi, cene, colazioni ed altre occasioni mangerecce in cui l’allegria e la crapula la fanno da padrone, anche sostenute da libagioni abbondanti  e da brindisi a ripetizione.

Ma come nasce questo aggettivo ormai entrato nell’uso comune. Pantagruel, personaggio della letteratura  rinascimentale  francese,  è figlio del gigante Gargantua e di Badebec, che muore dopo averlo partorito. Suo padre, invece, era nato da un orecchio di Gargamelle. Pantagruel è il principe ereditario del regno di Utopia e la sua possanza fisica associata alle sue gigantesche dimensioni ne fanno il principale difensore del regno, nella guerra contro il popolo dei Dipsodi. Il gigante riceve un’educazione di stampo umanista e sin dall’infanzia si distingue per una forza immensa superata solo dal suo smisurato appetito. Egli gode in assoluta libertà delle gioie dell’esistenza e lo strumento con cui manifesta la sua vitalità è un riso irrefrenabile. Nel prologo del romanzo, indirizzato ai lettori, si legge:

“E, leggendo, non vi scandalizzate:

Qui non si trova male né infezione…

Meglio è di risa che di pianti scrivere,

Ché rider soprattutto è cosa umana”

 

L’ottimismo di Pantagruel vuole essere la rappresentazione metaforica e comica dell’ottimismo umanistico “sulla bontà della natura umana rivalutata in tutti i suoi aspetti”. L’autore, infatti, prende una chiara posizione contro l’ascetismo e il dogmatismo medievale, contro gli atteggiamenti  delle religioni cattolica e protestante, finalizzati alla inibizione delle umani pulsioni, contro le speculazioni filosofiche soprattutto dei teologi.

 

Ora è il momento di conoscere questo geniale medico-scrittore: François Rabelais.  Nasce il 4 febbraio del 1494, a Devinière, in Turenna. Prima novizio nel convento dei francescani de La Baumette, dove riceve una formazione teologica. Successivamente si trasferisce al convento dei francescani di Puy-Saint-Martin a Fontenay-le-Comte,  dove prenderà i voti nel 1520. Nel 1528 Rabelais abbandona l’abito monacale e nel 1530 si iscrive alla facoltà di Medicina di Montpellier, dove supera il baccalaureato il 1º novembre dell’anno successivo. Nel 1532 pubblica il suo primo libro “Pantagruel” e nel 1534 il secondo “Gargantua”. Dal 1539 al 1542 vive a Torino dove, oltre ad essere il segretario del fratello del Cardinale Du Bellay governatore francese di quella città, esercita anche l’attività di medico. Continua a scrivere e pubblicare fino alla morte avvenuta in Parigi nel 1553. “Rabelais, (fu) grandissimo scrittore comico, non è quasi mai burlesco nel senso storicamente accettato del termine (…) Il suo comico si fonda su una acutissima, fulminea e assolutamente spregiudicata osservazione della realtà, per cui un tratto del suo personaggio, un’inflessione della voce, un tic verbale, diventa rivelatore d’un carattere, o di un tipo, e di tutto un mondo da esso rappresentato” (Gargantua e Pantagruele, M. Bonfantini, prefazione all’edizione Einaudi , 1953). In sintesi dagli scritti di François Rabelais possiamo dedurre che il suo ideale fu  quello di un uomo tollerante e libero, naturalmente buono. La summa della sua visione del mondo può essere ricavata dalla regola stabilita nell’Abbazia di Thelème. Di questa troviamo  riferimento nel romanzo che vede protagonista Gargantua (padre di Pantagruel). Egli  vuole gratificare il monaco che lo ha accompagnato nelle sue imprese facendogli dono di un’abbazia e del relativo abbaziato. E di fronte alle perplessità del religioso, circa le sue capacità di gestire un’abbazia, egli gli sintetizza la regola: “Fa quello che vuoi”. Questa indicazione riassume l’aspirazione umanistica alla libertà, basata sulla la fiducia utopistica nel prossimo contrapposta al dogmatismo della cultura ufficiale e alla censura del potere ecclesiastico e politico.

A cura di Alberto Catalano

Redazione