La scrittrice di origini burkinabé Talatou Clementine Pacmogda presenta il romanzo autobiografico “Basnewende”, il racconto di una vita vissuta intensamente senza paura e senza arrendersi mai; il viaggio nel cuore di una donna che non ha mai perso la speranza, anche nei momenti più difficili. Una storia di coraggio, di accettazione e di resilienza; un’opera che emana saggezza da ogni pagina, e che ricorda che siamo tutti parte della stessa, grande famiglia.
«Ho paura che se non cambiamo il nostro modo di vivere e di vedere, il mondo sarà sempre crudele perché tramanderemo sempre la violenza ed il rancore e trasformeremo i rapporti umani, che dovrebbero essere piacevoli e tranquilli, in un inferno per tutti, noi compresi […]».
Basnewende di Talatou Clementine Pacmogda è una commovente testimonianza di vita, consegnata da una protagonista indimenticabile che riesce ad arrivare al cuore del lettore. In quest’autobiografia si conosce Clementine nel profondo: attraverso la spontaneità della sua scrittura ella riesce a comunicare senza filtri con chi legge, e a trasmettere non solo le sue esperienze ma anche i suoi pensieri e i suoi sentimenti più intimi. Siamo tutti con lei quando cerca di portare avanti gli studi specialistici in Burkina Faso, e soffriamo con lei per la fatica di percorrere ogni giorno tanti chilometri per poter lavorare, per i continui morsi della fame, per le delusioni dopo aver tanto sperato. In diversi momenti si entra in una tale sintonia con l’io narrante che si avverte davvero sulla propria pelle il dolore che sta provando, sia fisico che emotivo, e questo aspetto denota la grande capacità dell’autrice di far entrare il lettore nella storia, di abbattere il muro della finzione. Per tutta la durata della lettura si è infatti immersi nella vicenda raccontata, così come nei profumi e nei colori dei luoghi dell’Africa che l’autrice descrive con accuratezza. Clementine mostra la semplicità della vita nel suo paese, con le sue difficoltà quotidiane che vengono affrontate con dignità; è inoltre interessante osservare l’altruismo e la solidarietà che regnano nelle famiglie e nelle comunità. Ma ciò che più colpisce è la capacità della giovane di apprezzare con gratitudine il buono e di accettare con serenità il brutto della vita, e di accontentarsi del poco dandogli estremo valore. Clementine deve lottare ogni giorno per mangiare, per trovare i soldi per aiutare la sua famiglia e per continuare a studiare, e in tutti i racconti dei suoi sacrifici quello che emerge non è la tristezza o la stanchezza, ma è la gioia anche per i più piccoli traguardi, e l’orgoglio di riuscire a raggiungerli da sola. C’è tanta speranza in lei, che dovrebbe insegnare molto a tutti coloro che hanno la fortuna di leggerne i pensieri; per Clementine la vita è bella, e per questo motivo riesce a vestire di luce anche i momenti più oscuri. Insieme a lei viaggiamo fino a Pisa e partecipiamo al travaglio del tragitto e allo shock culturale che ne consegue; festeggiamo per il suo dottorato, facciamo il tifo per la nascita dell’amore con Dario, e piangiamo lacrime amare per la perdita del suo primogenito, Basnewende. Clementine ci regala un pezzo importante e privato della sua vita e ce lo consegna con fiducia, invitandoci a riflettere sui problemi degli esseri umani, e sul dolore di essere clandestini ed essere invisibili. “Se dovessimo aspettare di finire di risolvere i nostri problemi prima di pensare agli altri, non faremmo mai niente per nessuno”, ella afferma, e ancora: “Non vi può essere pace o vero progresso se qualcuno sta male e rimane indietro”. Un messaggio forte, che grazie alle sue parole e alla sua storia può arrivare a tante coscienze e sperare, nel suo piccolo, di cambiarle, per il bene di tutti.
TRAMA. Una storia vera, drammatica ma piena di speranza. L’autrice, con un suo particolare linguaggio narrativo, racconta al lettore le sue vicissitudini. E lo fa in maniera spontanea, fresca e coinvolgente. Il suo sorriso e la sua forza raggiungeranno il cuore di chi affronterà con lei questa avventura… Basnewende.